Definire la nostra esperienza educativa popolare e di radicamento, è difficile: si può subito dire che è luogo d’incontro di diversi pezzi della città e dintorni, di diverse esperienze associative, di tanti colori, volti, storie. Essa si costruisce intorno a una interrogazione minuta degli eventi, dei fatti, delle storie, dei contesti; viene plasmata dai pensieri e dalle azioni quotidiane; dalla forza d’iniziativa, di partecipazione, di responsabilità; dalla capacità di resistenza e insieme di mitezza.
Tre sono i nostri fondamentali percorsi di impegno: doposcuola per bambini e ragazzi (scuola primaria e secondaria di primo grado); accompagnamento nello studio e nella formazione di adolescenti e giovani; scuola d’italiano per adulti stranieri. I percorsi non sono separati fra di loro, anche se hanno tempi, modalità, realizzazioni diversi. Partono da una domanda implicita ed esplicita del contesto, delle persone, delle situazioni in movimento; sono collegati da bisogni e assunzioni di responsabilità.
Tante (ma mai abbastanza!) sono le persone, donne e uomini, adulti e giovani, che da più parti della città arrivano per mettere a disposizione un po’ del proprio tempo e le proprie competenze professionali. Portano già con sé una visione, un piacere, un’impostazione speciali nel modo di essere uomini e donne. Per molti di noi il dolore è un indicatore di cammino, un indizio che ci sta portando a sconfinare dal nostro perimetro di vita, a guardare al di fuori, a sognare lontano, a immaginare alterità, ad attribuire valore a esperienze comunitarie povere, a ritrovare una diversa chiave di lettura dei fatti e dei sentimenti, ad attraversare i momenti difficili e i passaggi decisivi, ad affermare le scelte e i bisogni di prossimità.
L’esperienza diviene sotto i nostri occhi. Assume negli anni una propria fisionomia, una forza di carattere. Resistono nel tempo un paziente e assiduo lavoro educativo, un dare concretezza ai problemi delle singole persone, dei gruppi, dei generi, collocandoli nel contesto di una maggiore equità e solidarietà sociale. Man mano in tutti, dai più piccoli ai più grandi, alle famiglie, si sviluppa una curiosità verso questa realtà: guardare, ascoltare, mettersi in sintonia; un coinvolgimento diretto per ciò che si va costruendo, per quello che di nuovo anche se piccolo si esprime. Le esperienze diverse vengono avvicinate, mai riassunte.
E’ di fondamentale importanza anche il sapiente lavoro di lettura penetrante e di composizione dei diversi tasselli da parte di Giorgio Marcello (docente di Politiche Sociali) della rete “Bambini, ragazzi, famiglie al Sud”, per rimettere in circolo i valori di una coscienza politica popolare. E’ questo un lavoro lento, perché c’è la necessità di incentivare, in generale ma principalmente nella nostra realtà territoriale, la partecipazione alle cose di tutti, alle cose belle, più ampie di quelle del proprio gruppo di appartenenza. Si esprime chiusura anche quando, nelle occasioni d’incontro e socializzazione entro il proprio quartiere, nella stessa Basilica di S. Maria della Sanità, iniziative culturali, musicali, artistiche sono partecipate dai lontani, quasi mai dai vicini più prossimi, se non da quelli che vi sono impegnati per servizio.
Ora che con tutti ci conosciamo meglio e abbiamo fatto percorsi di reciproca comprensione, vogliamo stabilire un patto educativo con gli studenti, le famiglie e le scuole con cui siamo entrati in contatto; vogliamo iniziare l’esperienza di una casa comune, un progetto personalizzato di logopedia per quattro bambini, avviare la convenzione con la Federico II e l’Accademia Leonardo di Salerno, confermare i patti educativi con i licei Fonseca, Cuoco, Margherita di Savoia, Campanella, Maria Ausiliatrice e con la scuola media Casanova, aperti anche, all’occorrenza, ad avviarne degli altri. Vogliamo anche sostenere la collaborazione con l’ospedale Santobono e con i Servizi sociali del Comune.
Ci rendiamo man mano conto che va riemergendo sempre più diffusamente la tensione all’esperienza comunitaria come valore, la ricerca di esperienze di condivisione della propria debolezza come risposta consapevole, intenzionale del prendersi cura di sé e degli altri e di sé attraverso gli altri.
Le famiglie, le reti informali, rappresentano il contesto esistenziale delle persone ed hanno il potere legato alla loro capacità di sostegno, di cura, di gestione della quotidianità, della partecipazione al bene comune, al miglioramento della qualità della vita, della cittadinanza attiva.