Nel rione Sanità è possibile “leggere pagine della storia della città di Napoli”, poiché esso è un archivio di dati, testimonianza di civiltà e umanità.
L’attitudine ad osservare, ascoltare, odorare… mi fa notare i dettagli degli spazi, dei luoghi, delle cose che rappresentano ai miei occhi il territorio da un punto di vista diverso, dal pianterreno.
Gli spazi interstiziali dei nostri vicoli spesso mi offrono forti emozioni per l’umanità che sta dentro le cose, l’ineffabile. Mi soffermo.
Ecco i panni stesi profumati e colorati che sventolano al sole e al vento di balcone in balcone come vele ai primi bagliori dell’alba, fino all’ultimo chiarore del vespro. Sono una componente dell’architettura della Sanità, desiderio di gratuita libertà. Ma quelli che più mi emozionano sono i panni stesi su fragili fili di ferro e addossati a muri umidi e scalcinati, poi quelli stropicciati, piegati, sbattuti degli stendibiancheria legati alle piccole porte dei bassi. Molti li riconosco, e mi sento raccontare la vita di chi l’indossa. Ad alcuni angoli dei vicoli incuneati, aggrovigliati, continuo a vedere i pannetti iscuriti dei piccoli di pochi mesi, di qualche anno. Mi commuovo. Conosco l’amore delle mamme giovanissime e l’attenzione affinché i bambini siano puliti e belli, ma i vestitini odorano di umido e di polvere. Le macchine e i motorini sfrecciano senza pietà lasciando nuvole di smog. Raccolgo i segni delle povertà del nostro territorio con le sue molteplici sfaccettature, segni dell’indigenza e della precarietà della vita quotidiana di molte famiglie, di molti immigrati.
Come sarebbe imprevedibilmente bello tornare a pensare a balconi e terrazze solidali! Del buon vicinato! Una famiglia offre all’altra lo spazio per stendere il bucato, almeno ogni tanto, almeno le lenzuola.
“La creatività è un orizzonte”.
“La creatività è la risposta che apre”.